La va ligia, per tacita convenzione di noi del Kondominio, è ordinata e un po’ del segno del toro, per intenderci, come il nostro Giove che da sempre e per sempre, lí resterà. questa invece sembra di più una valigia del ritorno, una torna ligia, appunto, di quelle troppo piene, incasinate, che ti chiedi come cavolo hai fatto a farci stare tutto prima – fin’ora – perché adesso invece non ci sta niente, o comunque niente di ordinato.
continua ad esserci il sole, non vorrei essere fraintesa, continua ad essere estate e soprattutto continua ad essere quel fottuto destabilizzante di agosto – altrimenti conosciuto come domenica pomeriggio, quella merdaccia – e nella va ligia ho provato persino a metterci Quellopiccolo, ma era un gioco e infatti l’ho lasciato dove stava, euppure mi avrebbe molto aiutato e di certo moltissimo mi aiuterà. nel resto del viaggio, intendo.
ma il punto non è questo, o comunque non credo.
so solo che qui si atterra, ma nella terra ci sono cose che non so più come fare a farci stare nella mia sta ligia. so anche che piangere in silenzio in aereo da sola non aiuta a socializzare – che comunque chissenefrega, io non ci voglio parlare, con gli altri, in aereo – che quando Pi passa per andare in bagno mi sorride, mi straccia una mano con la sua grande e grossa e va dritto perché lo sa. o almeno ne sa una, che condivide e gli va bene che io sgoccioli a raglio e senza dignità, però nascosta.
ho provato a mettere a posto, son qui che provo a tappare, falle a più non posso, ultimamente mi sembra di farlo di continuo, a riempire spazi che diversamente sarebbero inutili, a ripiegare capi in maniera diversa per vedere se razionalizzo, il vestito color aviazione di lana che mi piace tanto e infatti ce l’ho addosso, con le ali a pipistrello, che mi aiutano a fare più caldi gli abbracci.
dicono che anche questo sia pregare, io prego davvero che lo sia, lo faccio con questi abbracci che mi appesantiscono come piombo. lo faccio con questi definitivi tentativi di sorrisi per lenire baratri altrui – the ultimate smiles, li chiamerò di qui in poi. che forse sono i miei, veh, mica degli altri. e poi chi lo dice che anche questo sia pregare? sono io che me lo dico da sola, siamo onesti.
cavolo, lo faccio e basta, che la sta ligia io c’ho bisogno di trovarla almeno un po’ in ordine, almeno pronta da chiuderla per continuare il mio viaggio, appena torno. appena t’orno. intanto sono qui con LaFla, il che aiuta. sempre. con o senza i nostri mari, adesso con.
appena atterro. appena resto. appena appena. appena mi ricordo, che ne vale sempre sempre sempre – periodico – la pena.